La diga di Ridracoli si definisce tecnicamente come una diga ad arco-gravità, ossia è una costruzione che reagisce alla spinta dell’acqua grazie alla sua forma ad arco e al suo peso. Ha una struttura arcuata in pianta e presenta una parte verticale utilizzata tipicamente per chiudere le strette valli alpine. Delle dighe a gravità, invece, ha la tipica sezione triangolare tozza.
Altezza 103,5 metri
Larghezza da 10 al coronamento (parte alta) a 36 metri alla base
Lunghezza 432 metri
Volume di calcestruzzo 600.000 metri cubi
TECNICISMI
Il corpo della diga è costituito da una struttura a doppia curvatura poggiante su di un pulvino di fondazione che si sviluppa lungo il profilo di scavo con spessore variabile, fino ad estendersi al coronamento a formare spalle della larghezza di 10 metri.
La struttura è sviluppata radicalmente in 27 conci, da 26 giunti che consentono una altezza di 103,5 mt.
Sia dentro il pulvino che nel corpo diga sono stati predisposti cunicoli dimensionati in modo da consentire la realizzazione di tutte le opere di impermeabilizzazione e sutura dei giunti, assicurare il completo drenaggio delle acque di infiltrazione, l’installazione di strumentazioni per il monitoraggio e per l’ispezione del corpo diga.
L’acqua che rifornisce l’acquedotto viene prelevata dal lago mediante un’opera di presa, situata in spalla destra. Essa è costituita da due imbocchi dislocati a quote diverse (490 e 540 metri sul livello del mare) per prelevare in modo indipendente le acque nelle migliori condizioni di temperatura e torpidità.
I due imbocchi convergono in un pozzo, profondo circa 130 metri, collegato con la galleria di derivazione che conduce l’acqua verso, prima la centrale idroelettrica, poi verso il potabilizzatore situato poco più a valle.
COSTRUZIONE (1978-1982)
Tutta la struttura è stata realizzata con impiego di inerti, sabbia e pietrischi a granulometria appositamente studiata con dimensione massima di 12 cm, legati con cemento pozzolanico tipo 325 a basso sviluppo di calore. Pur trattandosi di una opera in calcestruzzo semplice si è fatto un alto uso di barre d’acciaio.
I materiali inerti sono stati reperiti presso le cave San Bartolo – Ravenna (sabbie), le cave lungo l’alveo del fiume Marecchia (ghiaie) e presso le valli del Metauro e del Tevere. La notevole distanza dalle fonti di approvvigionamento, circa 100/200 km dal cantiere, ha comportato importanti oneri economici e notevoli disagi nel trasporto.
Gli inerti venivano stoccati in appositi silos situati a fondo valle, “vagliati e puliti” e, mediante nastri trasportatori (745 metri di percorso), condotti in altri silos posti in corrispondenza dell’attuale area panoramica in spalla sinistra.
Qui era stoccato il cemento, che insieme agli inerti e acqua veniva condotto attraverso cabalette fluidificate all’adiacente torre beton. All’interno della torre, controllato da una apparecchiatura elettronica, avveniva il dosaggio dei componenti, estremamente importante per una buona riuscita del calcestruzzo. La muscolazione avveniva grazie a 3 betoniere biconche di 3 metri cubi ciascuna.
Il calcestruzzo prodotto, veniva prima caricato su filobus e da questi alle benne di capacità di 5 metri cubi ciascuna. A sua volta le benne venivano condotte al punto di scarico lungo il percorso di funi motrici costituito da 2 blondin (teleferiche) radiali con punto fisso in spalla sinistra e via di corsa per carri mobili in spalla destra.
Una volta scaricato sul concio, il calcestruzzo veniva distribuito con Dozer e veniva vibrato mediante 4 cingolati corredati ciascuno di 4 vibratori idraulici.
Il corpo della diga è dotato di:
- scarico di esaurimento, costituito da una condotta metallica del diametro di 1,60 metri munita di organi di chiusura con comandi oleodinamici costituiti da due saracinesche. E’ inserito direttamente nel bacino di smorzamento
- scarico di fondo, costituito da una galleria di 300 metri in spalla destra. Da questo scarico vengono rilasciati almeno 20 litri/secondo d’acqua per consentire la continuità della vita al fiume Bidente; portata 170 metri cubi al secondo
- scarico di mezzofondo, costituito da una galleria in spalla sinistra collegata a valle tramite uno scivolo; portata 130 metri cubi al secondo
- scarico di superficie, 8 aperture rettangolari che si trovano sotto al coronamento della diga e che consentono la tracimazione naturale nella zona centrale; portata 600 metri cubi al secondo
- bacino di smorzamento posto al piede della struttura nella zona centrale con una superficie di circa 6000 metri quadri. Il lato di valle è delimitato da una traversa di contenimento alta 14 metri e con un ciglio sfiorante dello sviluppo di 60 metri. Il bacino consente di attenuare l’impatto in caduta e di rendere meno impetuosa l’immissione dell’acqua nel fiume Bidente.
Per superare uno dei principali problemi di stabilità della diga, cioè l’infiltrazione di acqua sotto ed attraverso il corpo diga con conseguente sviluppo di sottopressioni, si è provveduto alla realizzazione di uno schermo di impermeabilizzazione e di un complessivo sistema drenante.Lo schermo di impermeabilizzazione è stato esteso a tutto lo sviluppo dell’imbasamento del pulvino in corrispondenza del pramento di monte ed è stato realizzato attraverso l’iniezione di cemento all’interno delle fratture e delle fessure degli strati di arenaria
Il sistema drenante, realizzato a valle dello schermo di impermeabilizzazione, è costituito da canne in pvc cementate. Le acqua raccolte all’interno di cunicoli sono poi scaricate a valle attraverso un condotto di scarico.
SCAVO E OPERE DI CONSOLIDAMENTO (1976-1979)
La realizzazione degli scavi di imbasamento della diga, in particolare quella della spalla destra, ha rappresentato il maggior ostacolo affrontato nel corso della costruzione dell’opera, comportando notevole impegno dal punto di vista tecnico ed economico. Sono stati utilizzati 170000 kg di esplosivo ed è stato rimosso un volume di roccia di 1100000 metri cubi complessivamente.
La situazione geologica dell’area oggetto di scavo era, ed è tuttora, denominata dalla presenza della formazione “Marnosa Arenacea Romagnola”, costituita da una alternanza di strati di marna e arenaria con spessori variabili. La particolare disposizione degli strati, inclinati a franapoggio rispetto allo scavo, e la scarsa resistenza lungo le superfici di contatto degli strati rendevano precarie ed instabili le condizioni di equilibrio del fronte scavo.
Ciò ha reso necessario la posa in opera di 543 tiranti di ancoraggio per il consolidamento della roccia. I tiranti, della lunghezza di 37 metri, sono stati inseriti entro fori opportunamente orientati ed il bulbo di ancoraggio è stato realizzato con cementazione nel foro dei trefoli di acciaio.
Inoltre per assicurare la massima stabilità sono stati utilizzati anche bulloni per il consolidamento dei pacchetti di strati più superficiali, si è cercato poi di minimizzare gli effetti di degrado dovuto agli agenti atmosferici mediante posa in opera di rete metallica.